Testimoni di prossimità

L’ultima fatica editoriale di Livio Ferrari costituisce una bussola per nuove relazioni di comunità e nuovi scenari di futuro.

di Mimmo De Simone

La lettura dell’ultima pubblicazione di Livio Ferrari, edito dalle Paoline, offre spunti e riflessioni, per quei volontari adulti che non si limitano solo a fare i “barellieri della storia”, ma intendono cimentarsi con passione educativa per inventare tutto ciò che di più umano non ancora è stato sperimentato.

Testimoni di prossimità. E’ un contributo\testimonianza che arriva nel tempo delle incertezze, in cui siamo chiamati ad un lungo durante, per ri-scrivere e ri-declinare forme intelligenti ed innovative di una nuova pedagogia comunitaria orientata a reinventare il lavoro sociale.

Il mondo carcerario. Il contenuto centrale della testimonianza di Livio si muove lungo un arco trentennale di esperienze condivise, radicate in uno dei luoghi\limite, il carcere, in cui si consuma una delle forme collettive più odiose di vendetta, rimozione, indifferenza.

Per una giustizia riparativa. Nasce da qui, da queste radici che si sono fatte memoria, la visione di proporre ed animare il Movimento NO PRISON, un invito a ‘’pensare in grande’’, a riandare alle cause che provocano guasti, solitudini, povertà, ghettizzazioni ed a proporre soluzioni ispirate ad una giustizia riparativa.

Le motivazioni dei volontariato adulto. C’è molto altro in questa bussola. Innanzitutto la constatazione delle motivazioni che ispirano ed orientano a questo impegno altruistico e di vicinanza: non basta lo slancio episodico del buon cuore, servono idealità ‘’forti, pensate’’. E’ essenziale che chi sceglie di essere volontario adulto abbia una sana teoria in testa, ben oltre la vulgata delle banalizzazioni di chi predica la spontaneità dei volontari a tempo intermittente.

La formazione sociale che orienta all’essere. Attualissime e ricche di sollecitazioni propositive sono le tante pagine ed indicazioni dedicate alla formazione sociale, non intesa come mero addestramento al fare  quanto e di più come formazione sociale orientata all’essere, che ci riguarda oltre che come operatori sociali,  anche e di più come cittadini attivi che intendono spendersi nella società e nei territori, come cellule vive  di nuove ed inedite ‘’comunità educanti’’.

Osare più fraternità. Tre accostamenti\ripensamenti  – ad altrettanti scritti – mi hanno indotto lo scorrere queste pagine, dense di idealità, intrise di speranza, futuro e fraternità, che provo, a sintetizzare:

  1. Il Pentagolo di don Tonino Bello, datato 1991, che invitava il volontariato ad essere scomodo, a ‘’scegliere e condividere le ansie dei poveri’’, a ri-connotarsi continuamente nelle sue performance in un mondo che cambia, a ri-collocarsi per essere icona di pace e foriero di fraternità.
  2. Un piccolo libretto dal titolo Dove va il Volontariato scritto da don Giovanni Nervo, dove si ammoniva il volontariato a non tradire la propria mission, perdendo la sua autonomia ed originalità, annacquando la sua identità. Don Giovanni, altresì, invitava il volontariato a fare della formazione dell’aggiornamento costante la cartina di tornasole per non smarrire la coerenza etica del suo agire sociale.
  3. Dalla terra promessa alla terra permessa, il libro\testamento di Luciano Tavazza, antesignano ed apripista del moderno volontariato dell’adultità, con il quale Livio ha condiviso decenni di protagonismo nell’ambito della promozione, qualificazione e del collegamento nel settore Giustizia. Luciano ci ha incamminati a percorrere sentieri formativi per andare oltre il volontariato in direzione di una giustizia sociale per tutti, che coniughi Vangelo e Costituzione.

C’è più di un motivo, in questo tempo di attese, di sospensione, di incertezze ma anche di avvento, speranza, ripensamento…..tempo inedito di soste formative e di riflessione, per ripensare\ripensarsi, per re\immaginare un futuro che rigeneri, nella ferialità, legami che fanno bene ed osino più fraternità.

Per questo, servono un gran numero di testimoni di prossimità.

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